LA FECONDAZIONE EXTRACORPOREA IN ITALIA NEL 2020:
IL NUMERO DEI CICLI OMOLOGHI A FRESCO INTERROTTI / SOSPESI PRIMA DEL TRASFERIMENTO IN UTERO DEGLI EMBRIONI PRODOTTI SUPERA IL 50% DEI CICLI INIZIATI!
LA FECONDAZIONE EXTRACORPOREA IN ITALIA NEL 2020:
IL NUMERO DEI CICLI OMOLOGHI A FRESCO INTERROTTI / SOSPESI PRIMA DEL TRASFERIMENTO IN UTERO DEGLI EMBRIONI PRODOTTI SUPERA IL 50% DEI CICLI INIZIATI!
L'ultima relazione al Parlamento sull'applicazione della legge 40/2004, pubblicata dal Ministro Speranza il 18 ottobre 2022 prima di lasciare il ministero, ci offre un quadro ancora più drammatico di quelli precedenti. Il dato che più colpisce i lettori attenti di questa relazione è l'alto numero di cicli di fecondazione extracorporea omologa a fresco (3.842 pari al 10,2% di tutti i cicli iniziati) sospesi prima di procedere al prelievo degli ovociti ed il motivo per cui 2.312 di questi cicli (6% di tutti i cicli iniziati) sono stati sospesi, cioè la mancata risposta alla stimolazione, che si poteva prevedere prima di iniziare la stimolazione con gli accertamenti ormonali ed ecografici.
Le tabelle 3 e 4 riportano i dati della fecondazione extracorporea omologa per classi di età: balza subito agli occhi di tutti i lettori che nei gruppi di età superiore ai 40 anni la percentuale delle donne con figlio/i in braccio si riduce notevolmente, anche se in questi gruppi di età il numero di embrioni trasferiti è superiore a quello delle donne di età inferiore: nel gruppo di donne di 40-42 anni nei cicli a fresco la % delle donne con figlio/i in braccio è del 7,37% e scende al 2,36% nelle donne di età ≥43 anni. Nelle donne trattate con scongelamento di embrioni e di ovociti nelle donne di 40-42 anni la percentuale sale (13,16%/ cicli di scongelamento, mentre nelle donne di età ≥43 anni si mantiene più bassa con lo scongelamento degli embrioni (6,34%) e diventa quasi nulla (0,06%) con lo scongelamento degli ovociti a dimostrazione che l’età di 42 anni rappresenta un limite oltre il quale sono notevolissime le difficoltà incontrate per concepire e per congelare gli ovociti.
Un breve accenno alle indagini genetiche pre impianto: su 3.441 indagini genetiche fatte nel 2018 abbiamo i dati di 2.447, il che fa pensare che i dati mancanti non siano positivi.
Inoltre - come appare molto chiaramente dalla tabella 5 - fare indagini su embrioni scongelati è molto letale (97,24% di embrioni morti) in donne con età media di di 36 anni, quindi da vietare per legge!
La tabella 6 riassume i dati essenziali della fecondazione extra corporea eterologa dell’anno 2018 e può darci solo un’idea di quello che è accaduto in queste coppie.
La tabella 7 permette di avere un quadro molto più chiaro della situazione compatibilmente con i dati offerti dalla relazione, che sono aggregati in modo disomogeneo, volutamente confuso ed incompleto rispetto ai dati offerti per l’omologa.
Nelle coppie trattate con donazione di liquido seminale nelle donne di età ≥43 anni la percentuale delle coppie con figlio/i in braccio non supera il 3,85%.
Le percentuali di coppie con figlio in braccio nei trattamenti con donazione di ovociti o con doppia donazione (?!?) sono di gran lunga più favorevoli perché gli ovociti vengono donati da donne giovani e perché le donne che si sottopongono al trasferimento di embrioni nel loro utero, non dovendosi esporre al rischio di un’iperstimolazione ovarica, possono avere nello stesso anno più trasferimenti in utero di embrioni.
Il trattamento con doppia donazione fa sorgere molti dubbi: si possono importare embrioni dalle banche estere e quali garanzie si hanno che uno dei gameti appartenga alla coppia ricevente?
Al di là delle colorate e numerose figure contenute nella relazione quali esami vengono fatti per essere certi che il DNA di questi figli è in parte costituito da quello di uno dei due componenti la coppia che usufruisce di questa “doppia donazione”?
All’import ed all’export questa ultima relazione dedica 25 pagine (Appendice F pag. 246) con belle mappe a colori per visualizzare i flussi, ma sarebbe stato molto più utile e comprensibile riassumere il tutto in 3 tabelle - una per ogni tipo di donazione (seme, ovociti, embrioni) - facili da leggere a tutti, in cui venga indicato con una sigla il centro che effettua la operazione d’import/export, il numero preciso dei criocontenitori di seme, di ovociti e di embrioni con la nazione di provenienza e possibilmente anche l’entità del rimborso spese pagato da ogni centro. Fornire, inoltre, chiare informazioni - come riportato nella terza colonna della tabella 8 - su:
· quanti crioconte-nitori di ovociti importati nello stesso anno o non utilizzati degli anni precedenti vengono inseminati e fecondati,
· quanti embrioni vengono prodotti con questi ovociti e che destinazione hanno (tutti trasferiti in utero? quanti crioconservati?),
· quanti criocontenitori di ovociti non vengono utilizzati e restano in deposito presso ogni centro;
lo stesso discorso vale per i criocontenitori di embrioni e di liquido seminale.
Dal 2010 - come è possibile verificare
nella tabella 9R - la fecondazione extracorporea è diventata la prima causa di
morte documentata dei concepiti con 141.652 embrioni sacrificati,
che superano di molto i 115.372 embrioni eliminati nello stesso anno con
l’aborto volontario (legge 194/ 1978). Questo orripilante primato si va
consolidando ogni anno fino a raggiungere
nel 2018 il numero di 171.730, cioè 2,25 volte superiore a quello
delle vittime dell’aborto volontario nello stesso anno (76.328) e dal
2008 al 2018 fa registrare il numero totale di 1.554.687 embrioni
sacrificati, cioè 13,53 volte superiore ai nati vivi da fecondazione
extracorporea nello stesso periodo (114.931)
Fin qui i dati desunti dopo un’accurata ed approfondita lettura critica dell’ultima relazione sull’attuazione della legge 40/2004, che il Ministro della Salute deve presentare ogni anno (?!?) al Parlamento, che nella nostra Costituzione è l’unico organo deputato a legiferare, in modo che tenendo conto dei risultati offerti dalle relazioni annuali valuti se occorre intervenire per modificare la legge in base agli effetti verificatisi nel tempo.
Dall’inerzia fin qui mostrata dal Parlamento sembrerebbe che la presentazione della relazione sia diventata una pura formalità da adempiere con molta molta calma!
Di fatto però c’è chi sostituisce il Parlamento con sentenze e - in assenza del successivo, necessario, indispensabile intervento legislativo del Parlamento - crea le situazioni fin qui descritte:
· Il 13 maggio 2009 è stata pubblicata sulla G.U. la sentenza della Corte Costituzionale n.151, che dichiarava l’illegittimità dell’art. 14 comma 2 della legge 40, che stabiliva in 3 il numero massimo di embrioni da fecondare e da impiantare in utero in un unico e contemporaneo impianto.
Sono
passati quasi 12 anni ed il Parlamento non si è accorto che in questo periodo
nei crioconservatori italiani - come si può facilmente constatare nella tabella
3.4.16 di pagina 119 da me modificata - stanno sospesi nell’azoto liquido almeno
83.443 embrioni, più verosimilmente 130.350 embrioni, che continuano a crescere ogni anno, cui si aggiungono i criocontenitori per l’eterologa importati
dall’estero e non utilizzati!
La Corte Costituzionale ha giudicato illegittimo il comma 2 dell’articolo 14 della legge 40/2004, ma non ci voleva tanto a capire che il legislatore inserendo questo comma nella legge voleva limitare quello che poi è accaduto e sta accadendo con la sua abolizione!
Per questo motivo nel libretto pubblicato dall’AIGOC il 23 settembre 2014, quando sembrava che il Parlamento si fosse accorto della necessità d’intervenire per colmare il vuoto legislativo creato dalle sentenze della Corte Costituzionale a pagina 11 e 12 abbiamo scritto “la donna e la coppia per poter procedere ad una eventuale crioconservazione di embrioni prodotti sia con PMA omologa che eterologa devono espressamente sottoscrivere nel consenso informato che si impegnano a trasferire in utero gli embrioni prodotti in eccesso e crioconservati anche in caso di buon esito del primo trasferimento e/o di nascita in modo naturale di altri figli ed a pagare le spese necessarie per tutta la durata della crioconservazione (il cui ammontare va valutato e dettagliatamente specificato nel consenso informato al quale va allegata la fotocopia del bonifico bancario in un apposito ccb del deposito anticipato della somma pari al costo di tre anni di crioconservazione)*. Nel caso di separazione e/o divorzio o rottura della convivenza per la donna/madre permane l’obbligo di procedere all’impianto degli embrioni crioconservati, che continuano ad essere loro figli anche se molto piccoli ed invisibili ad occhio nudo, mentre per l’uomo/padre permane l’obbligo di fornire di fornire tutti i mezzi di sostentamento necessari a questi figli come si conviene per i figli già nati comprendendo anche le spese della crioconservazione degli stessi. In caso di mancato trasferimento in utero di questi loro figli crioconservati alla coppia viene comminata la stessa pena prevista per l’abbandono di minori (art. 591 c.p.) .
Alla luce dei dati offerti da quest'ultima relazione ministeriale anche il limite della produzione al massimo di tre embrioni appare in piena linea con l'evoluzione delle tecniche di fecondazione extracorporea, considerato che nell'omologa i trasferimenti in utero con 1 - 2 embrioni sono l'88,5%, cui si aggiunge un 10,9% di trasferimenti con 3 embrioni, mentre i trasferimenti con 4 o più embrioni sono lo 0,6% e rappresentano l’1,1% dei trasferimenti nelle donne di 40-42 anni e l’1,2% nelle donne di età ≥43 anni, per cui se non si procede al contemporaneo trasferimento in utero di tutti gli embrioni prodotti deve permanere l’obbligo per un successivo impianto in utero degli embrioni crioconservati, il cui diritto alla tutela è chiaramente espresso nell’articolo 1 della legge 40/2004 “1. Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.” e regolarmente calpestato e non tutelato da chi dovrebbe.
- La sentenza della Corte Costituzionale n. 162 del 2014 abolendo il divieto di ricorrere alle tecniche di PMA eterologa ha creato una immensa voragine legislativa, che il Parlamento non si è ancora minimamente preoccupato di colmare, per cui stiamo assistendo a tutto il possibile ed il tutto a carico dei contribuenti che pagano le tasse ed al prezzo altissimo degli innumerevoli embrioni sacrificati.
- La sentenza della Corte Costituzionale n. 96 del 2015 - dopo i provvedimenti del Tribunale di Cagliari e di Firenze (2007) e del TAR Lazio (2008) – ha consentito alle coppie portatrici di malattie genetiche trasmissibili l’accesso alla diagnosi genetica pre impianto, che come abbiamo potuto constatare prima è altamente letale in particolare per gli embrioni scongelati, per cui per lo meno dovrebbe essere consentita esclusivamente. sugli embrioni freschi.
- Anche qualche Regione ha provato ad allargare le maglie di una legge 40/2004 già molto permissiva: nel 2011 La Regione Veneto ha spostato il limite di età delle donne, cui concedere di accedere alla fecondazione extracorporea a carico del SSN da 43 anni a 50 anni riuscendo a mettere d’accordo sia i sostenitori più accaniti del figlio ad ogni costo come il prof. Carlo Flamigni e la dott.ssa Eleonora Porcu (cfr. Comunicato stampa dell’AIGOC del 21 giugno 2011) sia noi che siamo stati da sempre contrari ad ogni forma di fecondazione extracorporea. Più di recente il TAR della Lombardia ha annullato la delibera della Regione Lombardia che fissava il limite di età di 43 anni ed il numero massimo di tre tentativi per accedere alla fecondazione extracorporea eterologa pagando solo il ticket.
Quanto abbiamo già illustrato riguardo all’efficacia della fecondazione extracorporea nelle donne con età ≥ 42 anni è più che sufficiente per dimostrare l’infondatezza scientifica e l’assurdità della recente sentenza (19 luglio 2019) del TAR Lombardia, ma ci sono altri motivi anche più gravi - di seguito esposti - che giudici attenti avrebbero dovuto conoscere e tenere in debita considerazione!
Il 14 marzo 2019 durante il convegno di ItOSS è stato presentato il Primo Rapporto ItOSS. Sorveglianza della Mortalità Materna negli anni 2013-2017, pubblicato dall’Istituto Superiore della Sanità, nel quale a pagina 19 si legge “Oltre all’obesità un’altra condizione frequente tra le donne decedute è il ricorso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). L’11,3% delle morti materne (12/106) riguarda donne che hanno concepito mediante tecniche di PMA (6 ICSI, 5 FIVET e 1 tecnica non nota). La percentuale di morti materne associate a PMA rilevata dal Sistema di sorveglianza del Regno Unito è pari al 4%, molto più bassa di quella italiana. La proporzione di gravidanze ottenute mediante tecniche di PMA è invece analoga nei due Paesi, pari a circa il 2% (5, 7, 8) e pertanto non giustifica la diversità nella frequenza degli esiti. L’unica differenza che sembra associabile alla minore proporzione di morti materne nel Regno Unito riguarda la norma vigente in quel Paese in base alla quale il Servizio Sanitario Pubblico non offre PMA alle donne con IMC ≥ 30 Kg/m2 e/o età ≥ 42 anni. Controllando tali caratteristiche nelle donne decedute in Italia emerge che 7/12 hanno IMC ≥ 30Kg/m2 e 4/12 un’età ≥ 42 anni. Alla luce di questi dati riteniamo opportuno considerare anche nel nostro Paese una possibile regolamentazione dei criteri di accesso alle tecniche di PMA nel Servizio sanitario pubblico”. (Epicentro: Data di creazione della pagina: 22 marzo 2019 Autori: Gruppo di lavoro Itoss).
Di morti materne non c’è alcuna traccia in tutte le relazioni fino ad ora presentate dal Ministro della Salute al Parlamento sulla legge 40/2004, neanche in quest’ultima - anche se l’Istituto Superiore di Sanità, che ha curato la pubblicazione del Primo Rapporto ItOSS ha predisposto anche la sezione 3 della relazione – quindi non poteva ignorare i dati che aveva reso noti due anni prima nel citato Primo Rapporto ItOSS! Amnesia ? o .....…?
Concludo la presentazione di questi dati ricordando che:
· l’età migliore per concepire è prima dei 30 anni;
· rivendicando politiche a favore della famiglia e della natalità, che considerano i figli un preziosissimo investimento per il futuro di tutta la collettività!
· si può realizzare il proprio progetto di genitorialità offrendo il calore della propria famiglia adottando un/a bambino/a e rivendicando dallo Stato la stessa attenzione e lo stesso sostegno economico che viene concesso alle coppie che accedono alla fecondazione artificiale extracorporea per tre o più tentativi e l’inserimento dell’adozione tra i Livelli Essenziali di Assistenza per la sterilità ed infertilità di coppia.
· risultati molto
più favorevoli di quelli della fecondazione extracorporea si possono
ottenere imparando a riconoscere la fertilità della donna con i Metodi Naturali
(Billings e Sintotermici); come si può vedere nella tabella sotto riportata: