Dopo aver letto su Umbria Notizie WEB del 13 maggio l’articolo che riporta la mozione di Meloni e Bori sulla PMA sono andato subito a rileggere la relazione ministeriale pubblicata dal Ministro Speranza il 26 febbraio 2021 sull’attività dei Centri di PMA in Italia nell’anno 2018. Io non so dove i due illustri Consiglieri abbiano trovato i dati offerti nella mozione alla Terza Commissione (42% di gravidanze contro il 27% del dato nazionale), ma i dati offerti dalla Relazione Ministeriale dicono l’esatto contrario di quello che loro affermano!
La tabella sopra riportata (pagina 209 della citata relazione) ci dice che ci sono state nel 2018 in tutte le tecniche 122 gravidanze/ 612 coppie trattate, cioè il 19,93%, mentre a livello nazionale nel 2018 si sono registrate 18.994 gravidanze / 77.509 coppie trattate, cioè il 24,51%; i dati diventano più bassi se li calcoliamo in base al numero di cicli effettuati (18,56% in Umbria e 19,38% in Italia). La % diventa ancora più bassa se - tenendo conto che più del 30% delle gravidanze ha un esito negativo - consideriamo i parti. Considerando solo le tecniche di II e III livello cioè la fecondazione extracorporea - sommando anche quelle di I livello la situazione è ancora peggiore! - la percentuale di parti in Umbria è del 16,37% delle coppie trattate (73 parti/446 coppie) mentre in Italia del 17,29% (11.428 parti/66.083 coppie). L’Umbria occupa il sesto posto in Italia - dopo P.A. Bolzano, Lazio, Liguria, Piemonte e Veneto – per percentuale di embrioni congelati 40,5% di quelli prodotti! Il numero degli embrioni sacrificati in un anno in Umbria non è possibile calcolarlo con precisione perché i dati offerti dalla relazione ministeriale non sono sufficienti, sarebbe utile che l’Assessorato della Regione Umbria potesse offrirceli per fare un calcolo preciso, ma si aggirano intorno a più di cinquecento.
Mi sarei aspettato che politici così attenti e solleciti per la salute delle donne prima di presentare una simile mozione si fossero documentati su quello che la letteratura medica non di parte dice al proposito: involontariamente e per caso - vista la volontà manifestata dai consiglieri Meloni e Bori - l’Umbria è una delle poche Regioni in Italia in regola con quanto affermato di recente nel Primo Rapporto ItOSS. Sorveglianza della Mortalità Materna negli anni 2013-2017, pubblicato dall’Istituto Superiore della Sanità, dove a pagina 19 si legge “Oltre all’obesità un’altra condizione frequente tra le donne decedute è il ricorso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). L’11,3% delle morti materne (12/106) riguarda donne che hanno concepito mediante tecniche di PMA (6 ICSI, 5 FIVET e 1 tecnica non nota). Controllando le caratteristiche nelle donne decedute in Italia emerge che 7/12 hanno IMC ≥ 30Kg/m2 e 4/12 un’età ≥ 42 anni. Alla luce di questi dati riteniamo opportuno considerare anche nel nostro Paese una possibile regolamentazione dei criteri di accesso alle tecniche di PMA nel Servizio Sanitario Pubblico” simile a quella del Regno Unito dove il Servizio Sanitario Pubblico non offre PMA alle donne con IMC ≥ 30 Kg/m2 e/o età ≥ 42 anni. (Epicentro: Data di creazione della pagina: 22 marzo 2019 Autori: Gruppo di lavoro Itoss).
Invece di sperperare denaro pubblico per ripetuti cicli di fecondazione artificiale in donne di età ≥39 anni si dovrebbero proporre politiche di sostegno delle giovani coppie per metterle in condizione di poter fare famiglia ad un’età più giovane, dal momento che dai 30 anni in poi la fertilità della donna decresce in modo rapido ed inevitabile.
Le tabelle 3 e 4 (vedi immagini sotto riportate) riportano i dati della fecondazione extracorporea omologa per classi di età: balza subito agli occhi di tutti i lettori che nei gruppi di età superiore ai 40 anni la percentuale delle donne con figlio/i in braccio si riduce notevolmente, anche se in questi gruppi di età il numero di embrioni trasferiti è superiore a quello delle donne di età inferiore: nel gruppo di donne di 40-42 anni nei cicli a fresco la % delle donne con figlio/i in braccio è del 7,37% e scende al 2,36% nelle donne di età ≥43 anni. Nelle donne di 40-42 anni trattate con scongelamento di embrioni e di ovociti la percentuale sale (13,16%/ cicli di scongelamento, mentre nelle donne di età ≥43 anni si mantiene più bassa con lo scongelamento degli embrioni (6,34%) e diventa quasi nulla (0,06%) con lo scongelamento degli ovociti a dimostrazione che l’età di 42 anni rappresenta un limite oltre il quale sono notevolissime le difficoltà incontrate per concepire e per congelare gli ovociti.
Invocare, infine, la gratuità dei test prenatali non invasivi, mentre si fa gran baccano per combattere ogni forma di discriminazione è la dimostrazione chiara di come certi politici considerano discriminazione solo quello che a loro fa comodo e non il trattare in modo diverso qualsiasi persona che non corrisponde ai loro canoni: un bambino anche se malato ha lo stesso diritto di vivere di tutti gli altri esseri umani e come tale va sempre rispettato, tutelato ed amato. Angelo Francesco Filardo – V.Presidente AIGOC
Foligno, 14 maggio 2021