Caro Direttore,
leggendo gli articoli riportati a pag. 21 di domenica 22 luglio non posso fare a meno di scriverle per chiarire alcune espressioni di L. Moia, che possono essere interpretate in modo completamente opposto. La prima “hanno mostrato per esempio una rimozione collettiva della contraccezione come problema” io che ho letto le Relatio Synodi del 2014 e del 2015, limitandomi a citare la Relatio del 2015 in cui il n. 58 (castità) ha riportato 247 placet e 14 non placet; il n.63 (amore coniugale e trasmissione della vita; riscoprire H.V. e F.C.; formazione della coscienza ed incoraggiamento all’uso dei MN) ha riportato 237 placet e 21 non placet, so che in entrambi i casi è stato ampiamente confermato l’insegnamento di H.V; un lettore che non ha letto le due Relatio potrebbe, invece, pensare che per i Padri Sinodali la contraccezione può anche essere usata. La seconda “per tanti altri motivi non riescono o non possono …” è clamorosamente smentita da Therese Hargot a pag. 105 del suo libro Una Gioventù sessualmente liberata (o quasi) “C’è un deficit d’informazione che bisogna colmare. Quando si pensa che i nostri contemporanei sono rimasti all’Ogino-Knauss … portano un secolo di ritardo! In più, la coscienza ecologica che caratterizza la nostra epoca suscita l’interesse per metodi finora screditati.” Per brevità non posso dilungarmi sui responsabili di questo deficit informativo, ma ogni lettore in coscienza può riconoscerne la sua parte.
A parte le disquisizioni teologiche, cui ha risposto don Bruno Durante, a me sembra che il prof. Andrea Volpe non sia adeguatamente informato sui meccanismi d’azione dei cosiddetti contraccettivi maggiori oppure faccia proprio il camuffamento linguistico operato dall’ACOG nel 1965 per stabilire che “il concepimento è l’annidamento dell’uovo fecondato nell’endometrio”; e che l’Humanae vitae non si limita a dire no alla contraccezione, ma ad ogni rottura di propria iniziativa della connessione inscindibile tra il significato unitivo e il significato procreativo dell’atto coniugale, quindi anche alla fecondazione extracorporea! (H.V. 12).
In questi giorni la pubblicazione della Relazione annuale del Ministro della Salute al Parlamento sull’applicazione della legge 40/2004 ci offre l’opportunità di riflettere sui danni della fecondazione extracorporea, di cui già San Giovanni Paolo II parlava nel n. 14 dell’enciclica Evangelium vitae.
I suoi frutti più amari e disastrosi sono: l’altissimo numero di embrioni sacrificati (nel 2016 in Italia almeno 165.700 per far nascere 11.791 bambini vivi) ed il crescente numero di bambini crioconservati (nel 2016 38.687 riportati nella relazione + almeno 6.577 nei cicli con donazione di gameti di cui non si ha menzione nella relazione), per cui dal 2005 al 2016 essendo stati crioconservati almeno 188.638 embrioni e scongelati 118.504 nei crioconservatori dei diversi centri italiani sono rimasti sospesi nel gelo a tempo indeterminato - forse per sempre! - almeno 70.134 embrioni, di cui non solo i propri genitori non si prendono cura, ma neanche il Governo ed il Parlamento che dopo la liberalizzazione da parte della Corte Costituzionale nel 2009 del numero di embrioni da produrre e da conservare non avvertono il dovere di tutelare la vita di questi microscopici esseri umani, come prevede la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo “il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita”).
Se come riferisce F. Ognibene 8 milioni sono i bambini nati nel mondo con la fecondazione extracorporea nello stesso periodo più di 110 milioni dovrebbero essere i bambini sacrificati per farli nascere.
Credo che nessun lettore abbia difficoltà a considerare disumano un numero così alto di bambini sacrificati eppure in questi giorni i mezzi di comunicazione di massa non hanno richiamato l’attenzione dei cittadini su queste stragi che si compiono ogni giorno in Italia anche a spese dei contribuenti essendo queste tecniche inserite nei LEA (livelli essenziali di assistenza pur non essento terapia ed avendo un’efficacia inferiore al 20%, cioè meno del 20% che si sottopongono a fecondazione extracorporea riesce ad avere uno o più figli in braccio).
Ma come ammoniva S. Giovanni Paolo II nel n. 13 di E.V. la mentalità contraccettiva - l’anti life mentality - instauratasi col rifiuto e coll’ignoranza dell’insegnamento contenuto nell’H.V. ha prodotto un numero ancora maggiore di vittime innocenti ed indifese. In Italia nei primi 40 anni di applicazione della mortifera legge 194/1978 sono circa 6 milioni le vittime regolarmente registrate, ma molto più grande è il numero dei cripto aborti – gli aborti occultati, non considerati tali, dovuti all’uso della spirale, della pillola ep, della minopillola e dei progestinici deposito, dedelle pillole del/i giorno/i dopo – che si aggiravano nel solo anno 2016 intorno a 1.330.061.
Ma i danni della contraccezione non si fermano alla loro occisività, ma incidono negativamente sulla salute delle donne provocandone in alcune anche la morte, sull’ecologia ambientale e sul modo di concepire la sessualità nelle giovani generazioni.
Abbiamo articoli e convegni che parlano dell’aumento dell’uso di droghe e dell’alcool nei giovani, ma pochissimi denunciano esplicitamente che l’infelicità dei giovani è legata all’uso del sesso mordi e fuggi, che non può appagare il desiderio di essere amato e di amare che è in ognuno di noi, alla pornografia, alla mancanza di un’educazione all’affettività.
E’ paradossale – mentre in ambiente cattolico c’è chi freneticamente si da da fare per rendere accettabile la contraccezione - che da una sessuologa belga, non credente, che opera in Francia, Therese Hargot, nel libro già citato a pag.105 sia venuto il monito ecologico «Come posso tollerare che la donna che amo si bombi di ormoni mentre io rifiuto di mangiare un pollo che ne porti la benché minima traccia? Mangiamo bio, facciamo attenzione alla nostra salute, allora prendere la pillola è totalmente incoerente con la nostra filosofia di vita!» mi confidava un ventottenne molto motivato a formarsi, insieme alla propria compagna, ad un’alternativa da loro giudicata «più rispettosa della donna e più responsabilizzante per l’uomo».”
Se avessimo preso sul serio l’insegnamento profetico dell’Humanae vitae arricchito dalle Catechesi sull’Amore umano di San Giovanni Paolo II avremmo potuto risparmiare il sacrificio nel mondo di un innumerevole numero di vite umane innocenti, deboli ed indifese, e l’illusione di tantissimi uomini e donne di essere liberi di ricercare ossessivamente la felicità in ciò che non può che appagare il bisogno di essere amato e di amare in modo vero, gratuito, totale e per sempre.
La mia esperienza di ginecologo da 40 anni al servizio dell’Amore coniugale e della Famiglia mi permette di affermare che Naturale è sempre meglio, bello e veramente gioioso!
Angelo Francesco Filardo
V. Presidente Nazionale AIGOC
Foligno, 23 luglio 2018