I DATI DELLA FIVET DELL’ANNO 2009 LETTI DAI CONCEPITI

In questi giorni – dopo la pubblicazione della relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo Stato di attuazione della legge contenente norme in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (Legge 10 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) – abbiamo letto e sentito tante dichiarazioni contrastanti, ma da nessuna parte abbiamo letto o sentito parlare del costo effettivo in vite umane della FIVET in Italia nel 2009, comprensivo anche dei numerosissimi embrioni trasferiti in utero e morti per far nascere il 9% dei loro fratellini più fortunati, che come quelli crioconservati sono pur loro “a tutti gli effetti degli esseri umani”.

Dai dati sopra riportati risulta evidente che solo 8.452 dei 93.880 embrioni

trasferiti in utero ha avuto la possibilità di vedere la luce del sole, mentre 85.428 embrioni, cioè il 91% degli embrioni trasferiti in utero, è stato sacrificato consapevolmente e volontariamente per poter ottenere la nascita degli 8.452 fratellini sopravvissuti!

Nella relazione ministeriale a pag. 6 leggiamo “Dall’entrata in vigore della legge 40 si evidenzia la tendenza ad un aumento costante delle coppie che accedono alle tecniche di PMA, dei cicli iniziati, delle gravidanze ottenute e dei bambini nati.

In particolare, per le tecniche a fresco di II e III livello, i cicli iniziati nel 2009 hanno mostrato un ulteriore incremento dello 8,8% rispetto all’anno 2008 (47.929 cicli iniziati nel 2009 contro 44.065 cicli iniziati nel 2008), le gravidanze ottenute un incremento dell’ 12.3% (9.940 nel 2009 contro 8.847 nel 2008), i nati vivi un incremento del 7,3% (8.043 nel 2009 contro 7.492 nel 2008). Dal 2005 al 2009 continuano inoltre ad aumentare le percentuali di gravidanze su cicli, su prelievi e trasferimenti, indicatori dell’efficacia delle tecniche PMA. I dati raccolti indicano quindi un trend costante di aumento nell’accesso alle tecniche PMA, delle gravidanze e dei nati vivi, e dell’efficacia delle tecniche PMA.”, ma non viene per niente evidenziato il fatto che è diminuito dello 0,2% rispetto al 2008 il numero dei bambini nati vivi, cioè che soltanto il 9% degli embrioni trasferiti in utero ha visto la luce del sole!

Confrontando i risultati dell’anno 2009 con quelli dell’anno 2008, 2007 e 2006, si registra un piccolo aumento nel numero medio degli embrioni trasferiti in utero (2,31 rispetto al 2,28 del 2008) dovuto al fatto che nel 2,6% dei casi (871) sono stati trasferiti 4 embrioni ed in 138 casi 5 o più embrioni . Nel 2009 si registra, inoltre, la crioconservazione di 7.337 embrioni, cioè del 7,4% degli embrioni prodotti, rispetto ai 763 dell’anno 2008. L’aumento notevole del numero degli embrioni crioconservati e quello più modesto del numero medio degli embrioni trasferiti in utero è il risultato della sentenza 151/2009, che ha abolito il limite massimo dei tre embrioni da produrre e trasferire in utero ed il divieto della crioconservazione, ma ciò è stato reso possibile – come da noi più volte fatto osservare prima dell’approvazione della legge 40/2004 – perché nella legge 40 - già nell’art. 1 (compreso il concepito) - è evidente la debolezza della tutela della vita dei concepiti chiamati all’esistenza con la fivet!

La relazione ministeriale sempre a pag. 6 sottolinea “Anche nel 2009 si assiste ad un ulteriore incremento dell’età delle donne che accedono alle tecniche di PMA: aumenta infatti l’età media delle pazienti che passa a 36,2 anni nel 2009; al di sopra del corrispettivo dato europeo che, per il 2006, si attesta ad un valore di età media di 34,3 anni. E’ ben noto come gli esiti positivi delle procedure siano in rapporto all’età delle donne, ed in Italia ben il 28,2% dei cicli –uno su quattro -è effettuato da pazienti con età superiore ai 40 anni: anche questo dato è in aumento rispetto al 2008, quando era il 26,8%.”.

Se a questa tendenza aggiungiamo la leggerezza con cui la Giunta Regionale Veneta ha voluto incentivare questa moda portando a 50 anni il limite di età per la donna per poter accedere alla fivet a carico del Sistema Sanitario Nazionale è facile prevedere che nei prossimi anni sarà ancora più alto il numero di embrioni sacrificati.

Da quanto esposto è evidente che quello che conta per il Ministro della Salute, per i Centri che operano nel campo della fecondazione artificiale, per alcuni Amministratori e per alcuni commentatori è ottenere il maggior numero possibile di bambini nati vivi senza preoccuparsi minimamente del fatto che questo risultato è ottenuto ad un prezzo altissimo in vite umane: per avere i 532 nati vivi in più rispetto al 2008 sono stati sacrificati 8.767 embrioni in più del 2008.

Questi dati confermano quanto la Dignitas Personae afferma al n.14 “Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. In realtà è assai preoccupante che la ricerca in questo campo miri principalmente a ottenere migliori risultati in termini di percentuale di bambini nati rispetto alle donne che iniziano il trattamento, ma non sembra avere un effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione.”, e ci fanno capire che pochissimi abbiano sinora colto la crescente ed inaccettabile drammaticità della situazione . 

Angelo Francesco Filardo – ginecologo (AIGOC) 

Foligno, 26 luglio 2011