I DATI DELLA FECONDAZIONE IN VITRO DELL’ANNO 2011  LETTI DAI CONCEPITI                

Il 19 luglio il Ministro della Salute ha presentato l’annuale relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (Legge 10 febbraio 2004, n. 40, articolo 15), ma – pur alternandosi i Ministri – alla fine della lettura dei dati e dei commenti in essa contenuti una domanda sorge spontanea: qual è il fine di questa relazione ? Ovvero la conoscenza di quello che accade nei centri di fecondazione in vitro aiuta i Parlamentari a rendere più rispettose della dignità e della vita umana – se è possibile - tecniche di riproduzione animale che il progresso scientifico ritiene una conquista di civiltà applicare all’uomo?

           Leggendo la relazione ci accorgiamo che la logica che guida queste tecniche è quella di un figlio ad ogni costo e non quella più corretta di un figlio a quale costo?

Nelle varie tabelle si parla di percentuale di gravidanze su cicli iniziati (19,5%), percentuale di gravidanze su prelievi effettuati (21,6%), percentuale di gravidanze su trasferimenti effettuati (25,6%), ma non si trova alcuna correlazione percentuale tra numero di nati vivi e cicli iniziati o prelievi o trasferimenti effettuati. Leggendo la relazione con gli occhi del medico, che secondo l’insegnamento ippocratico dovrebbe essere sempre dalla parte della vita, o con gli occhi dei concepiti, che sono i protagonisti principali, o meglio le vittime prestabilite di queste tecniche le percentuali che avremmo dovuto tenere in debita considerazione sono ben altre di quelle sopra riportate, cioè la percentuale tra nati vivi ed embrioni trasferiti in utero (9,6%) o quella ancor più veritiera tra nati vivi ed embrioni prodotti e scongelati (6,38%).

Dai dati qui riportati risulta evidente che solo 9.567 dei 99.251 embrioni trasferiti in utero ha avuto la possibilità di vedere la luce del sole, mentre 89.684 embrioni, cioè  il 90,4% degli embrioni trasferiti in utero, è stato sacrificato consapevolmente e volontariamente per poter ottenere la nascita dei 9.657 fratellini sopravvissuti! Questo numero diventa ancora maggiore ove si tenga conto che gli ovociti a fresco fecondati (zigoti) sono stati 154.404 (tab. 3.44) e non 118.049 (tab. 3.55), cui bisogna aggiungere gli 11.482 embrioni scongelati ed almeno i 4.221 (tab. 3.55) embrioni formati dai 13.485 ovociti scongelati, dei quali 8.615 sono stati inseminati, che portano a 170.107 il numero dei concepiti prodotti ed a 141.652 il numero dei concepiti sacrificati – i cui diritti (anche quello alla vita?!?) l’articolo 1 comma 1 della legge 40 dichiara di assicurare - per far aver in braccio uno o più bambini a 8002 (14,94%) delle 53.552 coppie, che hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro nel 2011!


Come si evince molto chiaramente nella tabella sopra riportata anche nel 2011 è stato registrato un aumento del numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla Fecondazione in Vitro, del numero degli embrioni prodotti, del numero degli embrioni trasferiti in utero, del notevole numero totale degli embrioni sacrificati; mentre per la prima volta si registra la diminuzione del numero dei nati vivi. Si è registrato, inoltre un ulteriore incremento del numero degli embrioni crioconservati: 18.798! Al notevole incremento degli embrioni crioconservati si associa il maggior ricorso fatto nel 2011 ai cicli iniziati con scongelamento di embrioni rispetto ai cicli iniziati con scongelamento di ovociti.

Anche nel 2011 si assiste ad un ulteriore incremento dell’età delle donne che accedono alle tecniche di PMA: aumenta infatti l’età media delle pazienti che passa dai 35,3 anni del 2005 ai 36,5 anni: il 30,5% delle donne che nel 2011 hanno fatto ricorso alla Fecondazione in Vitro ha 40 o più anni, l’8,6% più di 43 anni.  Se teniamo conto del fatto che ad una età superiore a 42 anni il rischio di sospensione del trattamento dopo stimolazione ovarica si aggira intorno al 17,9% (cfr. tab.3.39), che la possibilità di gravidanza per prelievi si aggira intorno al 7% (fivet) ed al 6,2% (icsi) e che il 55,2% delle gravidanze iniziate ha un esito negativo e non si conclude con la nascita di un bambino vivo non riusciamo a comprendere secondo quale logica scientifica e di medicina basata sull’evidenza siano stati iniziati oltre 5.000 cicli utilizzando il denaro pubblico in un momento di grave crisi economica.  

La terminologia utilizzata fin dalle prime pagine della relazione (cfr. tab. 1) indica chiaramente che la preoccupazione principale dei politici e degli organi di controllo sia quella di offrire sotto casa a chiunque lo desideri la possibilità di accedere a queste tecniche senza preoccuparsi della qualità dell’offerta stessa e del rispetto delle vaghe norme contenute nella stessa legge: ad esempio nella tab. 3.30 leggiamo che dei 201 centri autorizzati a praticare tecniche di PMA di II e III livello, presenti sul territorio, il 60,7% ha trattato da 0 a 200 pazienti ( 22 centri non hanno trattato alcuna coppia; 9 da 1 a 20 coppie; 25 da 21 a 50 coppie; 24 da 51 a 100 coppie; 42 da 101 a 200 coppie). Non crediamo sia necessario aggiungere alcun commento a questi numeri da soli molto eloquenti !

Gli indicatori di adeguatezza dell’offerta (FIVET, ICSI, FER, FO) – come si evince dalla tab.1 sopra parzialmente riportata – si limitano al numero di cicli effettuati per milione di donne in età fertile e di abitanti, senza un minimo cenno ad indicatori di qualità del servizio. Le cartine geografiche con il numero dei centri dislocati sul territorio confermano la logica prevalentemente commerciale e voluttuaria di quanto riferito, che nulla ha a che fare con i criteri usualmente utilizzati nella pratica medica. 

Non conosciamo Comitati Etici disposti ad autorizzare interventi chirurgici o farmaci con risultati simili a quelli della Fecondazione in Vitro, che in più di 30 anni di uso non é riuscita ad andare oltre il 6-7%  di sopravvivenza fino alla nascita degli embrioni trasferiti in utero ed il motivo lo conosciamo bene tutti: non è indifferente per il concepito trascorrere le sue prime 48-72 ore di vita in una piastra di laboratorio o nel corpo di sua madre nel quale ha con lei il cross-talk fondamentale per il suo impianto e la tolleranza biologica. In più nel caso della fecondazione in vitro l’altissimo rischio di morte - inaccettabile per qualsiasi atto medico – non è richiesto ed accettato da un essere umano come estremo tentativo per salvare la propria vita, ma da terze persone – gli aspiranti genitori - che allo scopo di avere la possibilità di avere un bambino in braccio espongono ad un altissimo rischio di morte (93-94%) 2-3 o più loro figli.  E tutto questo non solo é permesso senza alcun controllo, ma addirittura in gran parte finanziato col denaro pubblico! 

Ciò avviene perché evidentemente non solo gli operatori di questi Centri di PMA ma anche i nostri Parlamentari ed Amministratori non tengono in minimo conto e perciò non rispettano la dignità degli embrioni umani, che - come recita il preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – è inerente a tutti i membri della famiglia umana , cioè connaturale, congenita, simultanea all’inizio stesso (la fecondazione o concepimento) della sua esistenza: ci rifiutiamo di pensare che ci sia qualcuno che possa negare l’appartenenza alla famiglia umana degli embrioni prodotti ed utilizzati con la PMA!  Il fatto che anche questa Ministro della Salute  commenti i dati senza fare alcun cenno al notevole numero di embrioni sacrificati e che tanti nostri Colleghi continuino a praticare queste tecniche o ad assistere passivamente a queste vere e proprie stragi di concepiti senza porsi alcun problema di coscienza e senza alzare la voce per denunciare pubblicamente questo olocausto mostrandone la mostruosità scientifica e l’inaccettabilità umana ci conferma nella convinzione prima espressa  e ci preoccupa, ci rattrista e ci fa temere il peggio. 

Ci lascia perplessi e stupiti, inoltre, il fatto che tutte le ricerche finora finanziate abbiamo come unico obiettivo finale il ricorso alla fecondazione artificiale per ovviare ai problemi di infertilità e sterilità coniugale e che nessuna attenzione venga posta dal Ministero alle alte possibilità di conseguire una gravidanza offerte da un approccio naturale alla sterilità ed infertilità coniugale sia attraverso una migliore conoscenza della fertilità della donna e della coppia (Metodo Billings, Metodi Sintotermici), sia mediante l’approccio microchirurgico nei casi di sterilità tubarica, sia mediante un approccio multidisciplinare nei casi di patologie metaboliche, coagulative, immunologiche,… .   

Per quanto fin qui esposto sarebbe necessario avere il coraggio di vietare tutte le tecniche di fecondazione artificiale, ma in attesa che ciò possa realizzarsi i nove anni di applicazione della legge 40/2004 sono più che sufficienti per far capire come arginare con le linee guida ministeriali gli abusi. E’ molto semplicistico - ad esempio - affermare che l’aumento costante del numero delle coppie che vengono indirizzate ai centri di fecondazione in vitro sia dovuto ad un aumento della sterilità coniugale e non prevedere nelle linee guida criteri oggettivi (copie cartelle cliniche, referti di esami di laboratorio, strumentali, ecografiche, …) che comprovino il rispetto dell’art. 1 comma 2. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità ed appositi regolari controlli per verificarne la regolare osservanza . Più di una volta ci è capitato di vedere coppie, che avevano fatto più tentativi di fecondazione in vitro senza alcun esito, ottenere una gravidanza spontaneamente solo fornendo loro maggiori informazioni sulla fertilità di coppia od insegnando loro a riconoscere i giorni di più alta fertilità con il Metodo Billings, a dimostrazione che con molta faciloneria – e non si sa per quale motivo ! - si inviano le coppie ai Centri di PMA senza reale necessità. 

Di fronte all’incremento notevole e crescente degli embrioni crioconservati – scientificamente ingiustificato (cfr. tab. 3.75) - che il più delle volte sono destinati a giacere per molti anni nell’azoto liquido è indispensabile ed improcrastinabile stabilire quali sono i criteri clinici obiettivi e documentabili che indicano la necessità di fecondare un numero di ovociti superiore a quello che si intende trasferire in utero in un unico impianto e quali impegni (compreso quello economico del pagamento delle spese necessarie per tutta la durata della crioconservazione) la coppia deve assumere, comunque anche in caso di buon esito del primo trasferimento, di fronte agli embrioni crioconservati, che sono loro figli anche se molto piccoli ed invisibili ad occhio nudo, e sottoscrivere nel consenso informato per poter procedere ad una eventuale crioconservazione.

  A.   F. Filardo – A. M. Oriente – G. F. Puggioni – A. Virgolino – G. Noia


Foligno, 26 luglio 2013

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