CHRISTIFIDELES MEDICI E NUOVA EVANGELIZZAZION

                Molte volte mi sono chiesto e mi chiedo in che modo il christifidelis medico possa apportare il suo specifico contributo nell’opera di nuova evangelizzazione, che vede impegnata tutta la Chiesa Cattolica ed in particolare quella Italiana ed Europea, che sembrano più inquinate dalla cultura laicista, edonista e relativista tanto da accettare quasi passivamente gli attacchi concentrici alla dignità ed alla vita umana, alla famiglia ed al suo insostituibile compito procreativo ed educativo.

            E’ indubbio che la ricerca biomedica ed il progresso scientifico abbiano aperto problemi etici che 60 anni fa erano inimmaginabili e che i maggiori e che interessano – direttamente od indirettamente - la totalità delle persone che ci vivono accanto sono quelli di cui noi, christifideles medici,  più da vicino ci dobbiamo occupare e siamo chiamati a testimoniare ed illuminare. 

            Paradossalmente, però, dobbiamo constatare che tuttora sia durante la formazione universitaria, sia nel dopo laurea, sia durante la vita professionale poca attenzione e cura pastorale viene riservata a chi come noi – se vuole mantenersi fedele al suo unico Salvatore e Signore – è chiamato ad un vero e proprio martyrion fin dai primi passi della vita professionale.  Come ostetrico ginecologo non posso non pensare con tristezza e dolore ai tanti giovani colleghi che per cominciare a lavorare vengono assunti nei servizi per l’aborto volontario (IVG) e vi accedono come se questo passo sia per loro inevitabile proprio perché nessuno durante la loro formazione universitaria e dopo ha loro fatto capire che il rispetto incondizionato della vita umana è prioritario rispetto anche ad un posto di lavoro!

            Come non pensare con tristezza ai tanti colleghi di medicina generale, che frequentano la messa domenicale, e che tranquillamente rilasciano il certificato per l’aborto volontario senza fare tutto il possibile per far comprendere alla donna/coppia che lo richiede la gravità della richiesta, il danno che può derivare non solo al figlio che viene ucciso, ma anche alla donna con la sindrome post abortiva ed alla coppia/famiglia la cui relazione viene gravemente turbata; e se ciò non è sufficiente convincerla almeno a prendere contatti con il CAV più vicino per una ulteriore riflessione o per avere un aiuto per superare le difficoltà che determinano la richiesta di aborto; oppure richiedere la consulenza competente del Telefono Rosso quando la spinta ad abortire viene dal dubbio su possibili danni derivanti dall’uso di alcuni farmaci o dalla esposizione a radiazioni.

            Quanti colleghi di fronte ad una diagnosi fetale di grave malattia o malformazione del bambino hanno il coraggio di aiutare la coppia a comprendere che l’aborto volontario – neanche in questa triste situazione ! – è la scelta migliore per la donna, per la coppia, per la famiglia e per la società supportati anche dalla conoscenza delle esperienze di tante meravigliose coppie e famiglie che hanno fatto la scelta di continuare a far vivere ed amare il figlio finché il Signore lo vorrà ed hanno potuto sperimentare – in particolare chi in precedenza in situazioni analoghe aveva scelto l’aborto volontario - che questa scelta è sicuramente migliore di quella dell’aborto volontario e foriera di una gioia e serenità che si percepisce osservandoli e sentendoli parlare dei loro figli terminali.

            Quanti ginecologi e medici di medicina generale di fronte ad una richiesta di contraccezione hanno il coraggio di spiegare a chi la richiede i vari meccanismi di azione del contraccettivo richiesto ed il motivo per cui non glielo prescrivono? Quanti, purtroppo, continuano ad ignorare il potenziale abortivo dei “contraccettivi” maggiori (pillola e.p., spirale, minipillola e progestinici deposito, …) nonostante i numerosi riferimenti bibliografici di autori non sospetti da decenni disponibili. Non voglio, neanche, pensare che un medico credente continui a prescrivere pillole del giorno dopo o dei 5 giorni dopo, che  esplicitamente sono condannati ed equiparati all’aborto volontario al n. 23 dell’istruzione della CDF Dignitas personae.

            Eppure gli aborti nascosti, quelli che si continuano a misconoscere, sono di gran lunga più numerosi di quelli chirurgici ed in futuro - io credo – li sostituiranno quasi del tutto dandoci l’illusione che l’aborto volontario sia quasi del tutto scomparso (vedi tabella: La strage dei concepiti in Italia).  



A quasi 45 anni dalla Humanae vitae quanti christifideles medici hanno recepito  l’invito fatto dal servo di Dio Paolo VI “Considerino poi anche come proprio dovere professionale quello di acquistare tutta la scienza necessaria in questo delicato settore, al fine di poter dare agli sposi che li consultano i saggi consigli e le sane direttive, che questi da loro a buon diritto aspettano” (HV 26) e hanno sentito l’urgenza di approfondire la conoscenza dei Metodi Naturali per poter adempiere a questo dovere professionale?

Seguendo l’insegnamento del beato Giovanni Paolo II, che ha affermato già nella Evangelium vitae14. Anche le varie tecniche di riproduzione artificiale, che sembrerebbero porsi a servizio della vita e che sono praticate non poche volte con questa intenzione, in realtà aprono la porta a nuovi attentati contro la vita. ” quanti colleghi sanno informare correttamente le coppie che chiedono loro consigli in merito ed aiutarle a non ricorrere a tali mortifere tecniche, che non rispettano la dignità e la vita dei concepiti come esplicitamente affermato nella più recente (2008) istruzione della CDF Dignitas personae  “ 14 …. L’esperienza successiva ha dimostrato invece che tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l’embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate . … Occorre tuttavia rilevare che, considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero di embrioni sacrificati è altissimo .”? Oppure c’è ancora tra i christifideles medici chi continua ad affermare che la fivet è terapia della sterilità ed è moralmente accettabile?

Io sono fermamente convinto che noi medici possiamo apportare un grande contributo alla società in cui viviamo se saremo in grado con l’aiuto dello Spirito Santo di testimoniare con la massima coerenza professionale e personale possibile il rispetto incondizionato della dignità e della vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale e se ci impegniamo a trasmettere questi valori anche alle giovani generazioni con una appropriata educazione all’ amore fecondo e responsabile nelle scuole e nelle parrocchie aiutando i nostri Pastori a vincere ogni ritrosia e timore di fronte a tali argomenti, che fanno parte integrante della catechesi che deve illuminare le varie fasi della vita di ogni battezzato.

Come AIGOC, Associazione Italiana Ginecologici Ostetrici Cattolici, essendo convinti dell’urgenza di una chiara e sempre coerente testimonianza abbiamo voluto sottolineare questi convincimenti nella Promessa dell’Ostetrico Cattolico, ampliando ed esplicitando il numero 3 della Promessa del Medico Cattolico:

3. mettere in pratica i principi morali cattolici, in particolare quelli relativi alla bioetica medica fondata sul Personalismo, cioè:

  1. di non fare, né consigliare, né certificare, né facilitare ad alcuno il ricorso all’aborto volontario;
  2. di non usare, né consigliare, né prescrivere sostanze, mezzi o pratiche contraccettivi, intercettivi e contragestativi e di sterilizzazione;
  3. di non ricorrere, né consigliare, né facilitare ad alcuno il ricorso alla fecondazione artificiale, né prendere parte agli interventi necessari per la sua realizzazione;
  4. di approfondire la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità e di promuoverne la conoscenza e l’uso, facendo notare alle Donne ed alle Coppie con cui vengo a contatto l’alta efficacia, la semplicità d’uso, l’alta scientificità, l’innocuità, la gratuità, i benefici psicologici e relazionali (la crescita del dialogo, dell’attenzione e del rispetto reciproco) nella coppia che li usa e la gioia di una donazione reciproca totale e senza “il terrore del figlio”;
  5. non consigliare né facilitare alcuna forma di eutanasia passiva od attiva e di impegnarmi a garantire sempre  tutti i supporti vitali (come ad es. ventilazione, idratazione, alimentazione ). 

e facendoli argomento di studio ed approfondimento scientifico ed etico nella Scuola Itinerante che offriamo nelle varie Regioni Italiane ai colleghi Medici, al Personale Sanitario, agli Operatori Consultoriali e Pastorali ed a quanti hanno a cuore la cultura della vita, dell’amore coniugale e della famiglia e che già abbiamo tenuto in Umbria, nelle Marche, in Puglia ed in Campania.

                                               Angelo Francesco Filardo – segretario nazionale AIGOC


Foligno, 10 dicembre 2012

 

 

Pubblicato su:            http://www.fiamc.org/